Storie - Histories
La sommossa degli imbriaghi. Da Wat Tyler alla rivolta dei ciompi allungando il piede ai nazisti a Bordeaux, il mondo ha bisogno di vino ed il vino del mondo.
Ultimamente mi è capitato di leggere qualcosa a riguardo della rivolta dei contadini, del 1381 capeggiata da Wat Tyler. La sommossa si svolse sul Tamigi ed era sostenuta da tutti i paesani del Kent contro l’aumento delle tasse dovute sì alla mala gestione dell’ aristocrazia, ma anche dalle differenti carestie che precedentemente avevano percorso l’Europa privandola di beni essenziali. Ovviamente non fu la sola rivolta del momento, episodi simili si ebbero in Francia, nelle Fiandre ed a Firenze con la rivolta dei ciompi. I cittadini o tutto ciò che non fosse clero, borghesia ed aristocrazia prendevano i forconi per liberare il Re dall’aristocrazia parassita a lui vicina(spesso però a cosa fatta il Re faceva la controrivolta e la restaurazione rimettendo tutto come era prima).
Questi “poveracci” come li definivano spesso i nobili signori, volevano un mondo egualitario, dove tutti potessero occuparsi di cose importanti come la politica, la guerra o la religione e volevano addirittura dividere le ricchezze.
Una frase, spesso menzionata dai paesani nella rivolta di Tyler e che mi ha ovviamente colpito, fu : “loro(clero ed aristocrazia) bevono vino francese ed a noi del popolo, ci hanno ridotto a bere acqua”.
Questi avevano scoperto il comunismo e mo’ volevano pure il vino buono!
Ovviamente da qui deduciamo quanto fosse cattiva l’acqua in quel periodo e soprattutto quanto il vino ha salvato e salverà poi l’umanità da tante malattie apportate dall’acqua, che non era nè depurata, nè controllata e neppure igienica all’epoca.
Dalla posca romana(acqua, aceto etc..) passando per i vini lavorati con miele e spezie dell’antichità fino alla legge “Gamay sleale” di Philippe le Hardi che nel 1395 bandì, per l’appunto l’uva Gamay(l’uva del Beaujolais per farci un’idea) dalle terre di Borgogna in quanto ne incattivisce la qualità; in mezzo c’era un mare di vino di cattivissima qualità, necessario ad idratare la popolazione. Il vino era somministrato come bevanda ristoratrice ai bambini, ai malati, alle donne incinte.
Ovviamente il divertentissimo documentario francese “se soigner par le vin”, di qualche decennio fa, dove un medico consigliava di bere una decina di bicchieri al giorno per il benessere del proprio corpo, in confronto era qualcosa da dilettanti.
Pasteur, padre dell’enologia in qualche senso, dirà che il vino è la bevanda più igienica che si possa avere in natura. Ovviamente non aveva avuto la sfortuna di vivere nell’epoca dello scandalo del metanolo per poter credere al detto “l’eccezione che conferma la regola”, ma ciò è meno interessante.
Dai contadini di Wat Tyler, ai nazisti che saccheggeranno le cantine bordolesi durante la seconda guerra mondiale il passo è breve e spesso si scopre che nei saccheggi si ruba più vino che grano o addirittura oro.
L’oro è un oggetto da ricchi, il grano da poveri, ma il vino dà uno “status quo”. Berne ne nutre il corpo, rende migliori e più affascinanti, quelli che circondano chi lo beve di cui spesso si fa fatica a sopportare e dà, infine, uno statuto di superiorità.
L’intenditore diventa quasi intellettuale ed il bevitore(anche quello accanito)
assomiglia più al lettore “accanito” di opere che ad un ubriacone.
Alla fine c’è chi si sbronza con il fiasco e chi con i “vini francesi” parafrasando un partigiano di Wat Tyler.
Quindi alla prossima rivoluzione non date le brioches, date il vino!
Giovanni Curcio