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La gelata nell’Aprile 2021 in Toscana
Siamo in Toscana, passata la prima settimana di Pasqua con una gradevole temperatura primaverile, quasi estive a tratti, ecco come preannunciato da alcuni produttori ed operatori di cantine la tanto temuta gelata di fine inverno.
La stagione invernale ha avuto una buona dose di piogge all’inizio, Dicembre classico con temperature non molto rigide ma buona dose di acqua.
Come avviene negli ultimi anni, molti viticoltori stanno attendendo la potatura in vigna visto le temperature nelle ultime stagioni ballerine ad inizio anno. In toscana si è iniziato nei primi giorni di Febbraio a pulire i vigneti e risvegliare la fase vegetative delle viti.
Le temperature in rialzo già dai primi giorni di Marzo avevano fatto drizzare le orecchie a diversi operatori, pronti ad un’eventuale gelata dannosa per le gemme in fioritura.
Ed eccola, come nelle altre aree d’europa, preannunciata per fortuna dal Meteo ormai sempre più preciso, la gelata di Aprile.
In molti si sono adoperati per difendere i vigneti, la Borgogna insegna su questo, ed ecco due storie dalla toscana.
Poggio Antico, siamo a Montalcino nel versante sud-ovest di Montalcino, per fortuna ad un’altitudine media di 480 metri sul livello del mare.
La fortuna di essere abbastanza in alto, dice Pippo D’Alessandro, direttore tecnico della cantina, è di non avere avuto oltre alla gelata l’umidità classica dei terreni più a valle.
“E’ la prima volta che si effettua questo intervento, l’ausilio di paglia per accendere i falò tra i filari, è stata fondamentale, insieme al controllo meteorologico delle centraline dislocate nella varie aree del vigneto”. Scelta tempestiva presa insieme a Federico Trost, general manager di Poggio Antico.
Spostandosi più sulla costa, stessa situazione nell’azienda Monteverro, siamo a Capalbio, nella maremma Grossetana.
Grazie a Giuseppe Monaco, sales manager di Monteverro, abbiamo raccolto queste parole.
“ I giorni precedenti all’8 Aprile, alle prime avvisaglie di gelata primaverile, l’enologo Matthieu Taunay e l’agronomo Simone Salamone, avevano pensato a quali misure prendere se ci fossero davvero state le temperature previste. Ci siamo preparati, sistemando delle balle di fieno alla base delle parcelle con germogliazione avanzata, specialmente lo chardonnay nella parte bassa della collina. Monitorando la temperatura durante la notte, quando la colonnina è scesa sotto lo 0, abbiamo deciso accenderle per innalzare le temperature al suolo fino alle prime luci dell’alba.”
La mia conclusione? Questo è fare vino, un grande prodotto, prima di arrivare nei nostri calici, è frutto di attenzione, lavoro, scelte tempestive e lungimiranti che ci permettono di farci godere appieno la nostra passione per questo prodotto della terra.