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Storie - Histories

Il racconto degli uomini di Barolo: Cesare Borgogno, Giulio e Bartolo Mascarello, prima partigiani, a volte sindaci e poi grandi barolisti.

Giovanni Curcio

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Riguardando alcuni racconti sulla storia del Barolo, mi sono spesso imbattuto in personaggi molto forti e significativi come Cesare Borgogno, Giulio e poi Bartolo Mascarello e poi, colui che reputo una testimonianza vivente(purtroppo non ho mai avuto la fortuna di assaggiare i suoi vini) Teobaldo Prandi. Nei loro racconti, ad Alba, la piazza era il luogo di incontro e di scambio di informazioni che, su scala ridotta, assomiglia un po’ ai nostri social network odierni. 

Volevo, in questo breve post, dare qualche aneddoto nozione(con tutti i limiti delle mie conoscenze) su questi personaggi.

Cesare Borgogno: nasce in una famiglia, come spesso all’epoca, numerosa, ultimo di cinque figli, inizia il lavoro in vigna alla perdita del padre. Avrà anni difficilissimi e sarà uno dei primi ad occuparsi del commercio del suo vino a Barolo. 

Ovviamente impiega diversi anni per arrivare alla direzione dell’azienda che il padre Giacomo aveva ripreso a fine 800′ sottraendola alla gestione poco oculata del parroco dell’Annunziata.

Viaggia in Francia a seguito delle sue nozze nel 1937 ed in Francia guarda ai vini come a prodotti di vero lusso. Capisce l’importanza dell’invecchiamento in botte, poi dell’affinamento in bottiglia, il tappo e l’importanza dell’etichetta nel commercio. Collabora, probabilmente con i partigiani verso la fine del secondo conflitto mondiale ed infatti i tedeschi gli sequestrano una larga parte della produzione e degli stock. Si avrà la certezza dell’accaduto quando, il primo sindaco di Barolo, Bartolo Mascarello, gli concederà un rimborso forfettario per l’accaduto. Nel 1955 l’INAO, ossia l’istituto che regola le denominazioni d’origine in Francia gli fa causa per un soggetto importante. Il nome Borgogno, che appariva sulla bottiglia, poteva confondere i consumatori con il nome Bourgogne. Fu ovviamente assolto in quanto era il suo nome di nascita e l’azienda esiste da fine settecento.

Borgogno si è sempre contraddistinto per un invecchiamento in botti grandissime(credo possegga una delle botti della capacità più grande di tutta la denominazione Barolo). Borgogno si è impegnata, da lunghissimo tempo a non utilizzare diserbanti e pesticidi nelle loro tenute. Producono oggi Barolo Cannubi, Fossati, Le Liste(difficile da trovare) oltre che a quello classico e riserva. 

Sono vini spesso dal colore granato tenue con una bella luminosità, dei profumi raffinatissimi e complessi che danno emozioni uniche. Hanno un gusto intenso e molto persistente, sono i classici Barolo da tajarin e tartufo bianco.

Giulio e poi Bartolo Mascarello. 

Fu in principio Giulio Mascarello a creare il primo gennaio 1920 la cantina con 10.000 lire di prestito di Cesare Porta, con sua padre garante e cantiniere.Fu uno dei pionieri negli assemblaggi con differenti parcelle in modo da ottenere un risultato costante, specialmente nelle vecchie annate. Partigiano, aderì al comitato di liberazione nazionale nella seconda guerra mondiale. Più volte messo alla porta dal regime fascista in quanto avesse idee politiche non in linea. Grande amico di Cesare Borgogno, Dottor Cappellano, Fantino di Monforte e tanti altri nomi che saranno a seguito celebri nella storia d’Italia. Mascarello inizia però la sua avventura vinicola con la damigiana e passa alla bottiglia negli anni 70′. Terminerà, purtroppo, i suoi giorni nel 1981, anno in cui suo figlio Barolo prenderà completamente le sorti della cantina tra le mani. 

Bartolo Mascarello, ne abbiamo già parlato. Uomo vulcanico, gli piaceva mostrare le sue idee, era stato anche lui come il padre partigiano ed appartenente al comitato di liberazione nazionale. Fa parte di quei produttori che non hanno voluto negli anni allargare la propria azienda per mantenere il contatto con il territorio. Cinque ettari in produzione, fu negli anni 80′ la parola di sostegno e di conforto per tutti coloro che si lanciano nell’avventura della vigna. A partire dal 1987, Bartolo Mascarello disegna le sue etichette a mano. Celebre fu l’etichetta “no barrique no Berlusconi” del 1994, una protesta contro un’Italia che cambiava radicalmente. I suoi Barolo sono tra quelli ritenuti tradizionali, ossia lunghe macerazioni ed invecchiamenti in grandi botti. Mascarello possiede vigne come: Cannubi, Monprivato, San Lorenzo, una vera miniera.

Mi sono permesso di parlare di questi personaggi(spero in modo corretto, in quanto le fonti sono molto differenti in materia), in quanto sono una chiave di lettura per la storia e gli stili di questo grande vino. Dal carattere e la storia di questi uomini possiamo capire una parte della storia di questo grande vino ed anche la spaccatura culturale che si ebbe in seguito, quando nacquero i Barolo Boys, del quale abbiamo una lettura chiave importante solo oggi. Ho nominato questi uomini perché tutto sommato ne parliamo spesso ed è bene comprenderne il senso.

Giovanni Curcio

Sommelier de l'année 2022 Gault&Millau Luxembourg

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