Storie - Histories

Diario di un amatore di vini n. 3

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Percorrendo la zona nord-est del Barbaresco, vicino al comune di Neive, ci imbattiamo in una bella collina a forma di “s”, ricca di vigne coltivate a Nebbiolo, così chiamato a causa della pruina, patina che si forma naturalmente sulla buccia dell’acino tale da farlo sembrare appannato (annebbiato): eccoci a Montefico.

Questo magnifico cru fu molto apprezzato dal professeur Domizio Cavazza (qui sotto il link al precedente articolo in cui è menzionato).
Grande solo cinque ettari, questo vigneto ha la particolarità di essere protetto dalle colline vicine che assicurano un microclima più dolce facilitando, in tal modo, la maturazione dell’uva.


Orientato sud/sud-est, il suolo è composto da marna cenozioca molto sabbiosa, e dona un vino allo stesso tempo tannico ma anche rotondo e strutturato. Questo Barbaresco, tipico e forte, si apprezza a partire dai 4 o 5 anni dalla sua raccolta ma si può arrivare anche a 30 o 40 anni per le annate più importanti.
Le cantine produttrici celebri sono: Cantina produttori di Barbaresco, La Ca’Nova e Carlo Giacosa.

È particolarmente indicato per accompagnare gli Agnolotti piemontesi al tartufo. Gli Agnolotti, piatto tipico della cucina piemontese, sono dei ravioli di carne di maiale o vitello e erbe. Come ogni piatto della cucina tradizionale esistono, tuttavia, diverse variazioni locali: a Torino, per esempio, la farcia è di maiale e di vitello arrosto, diversamente ad Alessandria è di manzo brasato. In altre località, poi, gli Agnolotti sono farciti con formaggi ma, nelle Langhe, terre di Barolo e Barbaresco, troviamo gli Agnolotti del Plin.

Giovanni Curcio

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