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Alla scoperta della Fiorentina di Simone Fracassi…Davide Macaluso ci accompagna in Toscana

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E’ si, per chi conosce bene quest’artigiano che ha un legame viscerale con la Chianina, abbinare il suo nome alla “Fiorentina” potrà sembrare uno scherzo.

Di famiglia, Simone è cresciuto facendo questo mestiere. La carne o “Ciccia”, ancora di più la bistecca, per un toscano è paragonabile all’amore che l’Avvocato Agnelli aveva per la Juventus.

Lui la racconta con un rispetto, conoscendone tutte le sfaccettature, maniacale in tutte le fasi nell’allevamento, un vero Re nel suo regno.

Il rispetto che si ha per questo ingrediente è fondamentale nella fase di cottura. Se non siete mai stati in una macelleria di paese in Toscana, ancora meglio se in Val di Chiana, un dibattito infinito lo aprireste su questo argomento.

Nella mia personale esperienza, in una bottega nel centro città di Arezzo, mi sono ritrovato in coda con diversi pensionati, con tante bistecche cotte sulle spalle.

Alla domanda fatidica “Consigli su come cuocerla?” apriti cielo. Chi con il sale, chi senza olio, infinite versioni, ognuno ha la sua ricetta.

La brace rappresenta un vero momento di aggregazione, di convivialità estiva nella classicità di questa terra.

Ma torniamo al titolo. Una mattina entrando in cucina, dove ci si stava preparando per il servizio, sento uno dei ragazzi dire: “Vado a prendere la fiorentina di Fracassi”.

A quel punto mi è venuto spontaneo prendere il telefono e mandare un vocale a Simone:

“Amico mio, ho appena sentito dire una cosa che non va bene, La fiorentina di Fracassi. Da grande juventino quale sei, non si può sentire”.

Passa qualche istante ed ecco la risposta di Simone, stava ridendo di gusto: “Pensa te che quando ho conosciuto mia moglie ho chiesto per chi tifava…”.

Ironia sullo sport, una delle cose nel DNA di noi italiani.

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