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Storie - Histories

Una chiacchierata con Bruno e Sebastien della tenuta Pierre Prieur & Fils a Sancerre, sospesa tra pinot nero e sauvignon blanc, tra Sancerre Silex e Mont Damnè, tra i miei vini preferiti.

Giovanni Curcio

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 Questa mattina ho contattato Bruno e Sebastien della tenuta Pierre Prieur & Fils a Sancerre per chiedere qualche informazione sulla casa vinicola e sugli ultimi assaggi che ho fatto. Abbiamo avuto spontaneamente l’idea di chiamarci via Skype per poterci vedere, visto che in questi tempi visitare una casa vinicola non è semplice(video fondo pagina). 

L’azienda è piccolissima, composta da sei persone in totale, si trova a Verdigny, un piccolo comune tra Chadoux, Mainbrè, Chaudenas ed ovviamente Sancerre. Sancerre è una denominazione piuttosto anziana, nata con il decreto del 1936 per i bianchi e 1959 per i rossi ed i rosè. Per le uve bianche il Sauvignon è il re incontrastato ed ha uno stile minerale, fresco a volte quasi tagliente con delle note piuttosto di agrumi e fiori d’arancio. 

Sono spesso dei vini piacevolissimi in gioventù ma di gran lunga superiori dopo qualche anno, forse meglio qualche decennio, dei vini di lungo corso e soprattutto, se fatti a dovere, resistentissimi. Lato rossi, il pinot nero qui domina. Anche qui il gioco è sulle parti dure ed in questa denominazione, questa uva offre vini di un bel rubino vivo con dei profumi che vanno dai piccoli frutti neri alle note di spezie dolci. In bocca sono vini di piacere e grande sorpresa, sembrano non avere età. In gioventù buoni ed equilibrati, con il tempo, complessi ed eleganti. Ovviamente tutto dipende da come si fanno. C’era un’epoca, come dappertutto tra l’altro, che Sancerre produceva più in quantità che in qualità e che la moda del Sancerre, bianco soprattutto, acidino e beverino fosse la regola.

Da qualche decennio, tutto è cambiato; la denominazione intera, ha iniziato a guardare alla vigna come ad un ecosistema in cui bisogna esserne parte e non padrone, responsabili e non semplici utilizzatori. Pierre Prieur & fils, mi ha sorpreso dal primo assaggio al Lucas Carton, dove tra l’altro li ho conosciuti. Prima con il Sancerre Mont Damné, climat famosissimo e grande cuvée della casa, accompagnato con un San Pietro alla verbena. Buono, morbido, equilibrato, ma soprattutto complesso sin dalla gioventù. Dei profumi di fiori di pesco e di cedro di grande gradevolezza. Un grande stile, vi consiglio anche di assaggiare le ultime annate se vi capitano. Poi il Silex, potete assaggiare qualsiasi annata in quanto sembra un vino immortale. Un po’ austero in gioventù(eh si mi viene un termine di solito utilizzato per i rossi tannici) con gli anni acquisisce una complessità fuori dal normale. Lo abbiamo accompagnato con delle animelle, ricoperte da una finissima patina di seppia, caviale di limone e zenzero marinato.

Bruno e Sebastien hanno bandito pesticidi e fungicidi dal 2014 e i risultati, oltre che ha ritrovarli in vigna e nella loro qualità di vita, li ritrovano anche nel vino. Dei vini eccellenti, fatti su una denominazione eccellente. Vorrei ricordare l’etimologia del nome Sancerre, deriva da Sacrum Cesaris(sacro Cesare), che cristianizzazione : saint-cesare oppure sant-cere:il Sancerre era nato.

Giovanni Curcio

A seguito una degustazione in italiano ed il video della conversazione. Buona visione ed abbonatevi al canale.

Sommelier de l'année 2022 Gault&Millau Luxembourg

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